"Odio la vile prudenza che ci agghiaccia e lega e rende incapaci d'ogni grande azione, riducendoci come animali che attendono tranquillamente alla conservazione di questa infelice vita senz'altro pensiero."
(Giacomo Leopardi)



"In pratica le persone che mi vogliono bene spesso non si accorgono infatti che il loro "ti appoggio" si trasforma in un "mi appoggio"
(Miranda Taten)



lunedì 14 gennaio 2008

Di ritornooooooooooooooo

Amici miei cari,

non è che ho abbandonato il mio/nostro blog. La verità è che, per una settimana circa, la mia famiglia è stata tenuta in ostaggio da un manipolo di manigoldi che firma i propri comunicati con l’acronimo B.d.V., Banda del Virus.

Non so per quale motivo abbiano scelto proprio noi. Forse, dopo aver letto il mio resoconto del 2007, ed onde evitare che ci rilassassimo troppo, hanno deciso di regalarci momenti di Puro Sbattimento.

In compenso, dato che di ogni arte ho imparato a farne virtù, sono riuscita a comprendere e mettere in pratica la magica arte dei giocolieri. Non è così semplice reggere una bacinella anti-vomito con una mano e, con l’altra, stendere un lenzuolo matrimoniale.

Lorenzo, il più coinvolto (e non solo emotivamente!), è stato quello che più di tutti si è calato nel ruolo.

Poche persone, soprattutto se di sesso maschile, dimostrano di possedere quella rara abilità che consente loro di dedicarsi a più attività contemporaneamente.

Il piccolo, invece, a dispetto di questo luogo comune, ha dimostrato delle doti nascoste in grado di lasciare sgomento l’intero mondo umano.

La prima notte, infatti, è riuscito a dar vita ad uno spettacolo che nemmeno la B.d.V. pensava fosse possibile.

Il numero di evacuazioni, infatti, avrebbe potuto suscitare l’invidia finanche della bambina protagonista del film “L’esorcista”.

Una bacinella sopra, un pannolino sotto e il gioco è presto fatto!

Approfittando della situazione, ad un certo punto, io ed Ale abbiamo pure deciso di provare ad entrare nel guinness dei primati: tre lenzuola matrimoniali con angoli in trenta minuti, cinque boy in venti e, una quantità di pantaloni da tuta degni della nazionale di calcio, riserve incluse!

I componenti della banda hanno dimostrato do essere dei tipi veramente tosti. Non contenti della totale adesione di Lorenzo alla loro causa, infatti, hanno deciso che anche io ed Ale dovessimo offrire l nostro contributo.

Sotto la minaccia di armi potentissime, così, la terza mattina ci siamo ritrovati tutti e tre a letto e malati.

Un lazzaretto sarebbe stato sicuramente un posto più adatto.

Ormai eravamo diventati quattro: noi tre più la bacinella che, nel giro di qualche giorno, ha preso così tanto a cuore la nostra storia da non volere più lasciarci soli.

Il problema della bacinella, comunque, è stato solamente uno: Lorenzo.

Il piccolo, infatti, terrorizzato dall’incontenibile fiume in piena che, allo scoccare dei dieci minuti esatti (cronometrati per via del guinness), straripava dalla sua boccuccia, ad un certo punto, ha deciso che si spaventava della nostra paziente amica.

La sua testolina ingenua, probabilmente, si è convinta che la causa di tutti i suoi mali fosse da ricercare nella presenza inquietante di quel contenitore bianco.

Di conseguenza, se al primo colpo di tosse (solo alle cinque del mattino abbiamo compreso che trattavasi di vomito imminente!), io ed Ale scattavamo in piedi passandoci la bacinella; Lorenzo, dal canto suo, cominciava a roteare la testolina a destra e sinistra. Comunque, sempre dal lato opposto rispetto al contenitore.

Ne consegue che, più volte, ci siamo ritrovati a fare una sorta di partita di volano. Al posto della retina la bacinella; al posto della pallina … spazio all’immaginazione!

Ma voi vi chiederete: “Come mai tutto questo tempo?”

A questo punto rientra in gioco la B.d.V.

Questa, infatti, onde evitare che qualcuno dei tre si desse alla fuga, sin dalla prima notte, ha deciso di legare saldamente il mio corpo a quello di Lorenzo.

Con il passare delle ore, tuttavia, si è attivato quel processo particolare che in campo agricolo prende il nome di Innesto.

Se unite un arancio ad un mandarino, cosa otterrete? Un mandarancio.

Se unite Lorenzo alla sua mamma, cosa otterrete? Una nana con due teste.

E’ stato come se il corpicino di Lorenzo, a causa del costante contatto dei nostri corpi, avesse deciso di mettere le radici facendo in modo che queste attecchissero direttamente nel mio stomaco, dalle parti dell’ombelico.

Con il passare dei giorni, visti da un osservatore esterno, dovevamo essere più simili ad un Koala placidamente avvinghiato ad un Eucalipto. Lo coccola? No. Lo divora piano piano, lentamente.

Ne consegue che scrivere non solo sarebbe stato impossibile, ma utopico.

Il problema, comunque, non è stato rappresentato dall’impossibilità di comunicare con voi, quanto da tutto il resto che, per una settimana abbondante, mi è stato rigorosamente vietato. In ordine, non ho potuto fare le seguenti cose: parlare, alzarmi dal divano ( a memoria perenne vi è rimasta la mia sindone), mangiare, bere, telefonare, fare pipì, guardare la televisione, ridere o sorridere ( a parte l’isteria, comunque, non c’erano validi motivi per farlo!) e, dulcis in fundo, fargli le coccole.

Sì. Avete capito bene. Non potevo nemmeno coccolarlo.

Il parallelismo tra me e l’eucalypto, a questo punto, non deve sembrarvi per nulla esagerato. Per una settimana ho semplicemente vegetato!

Per concludere, andata via la B.d.V. (se qualcuno bussa alla porta nei prossimi cinque minuti, vi prego, non aprite!), stamattina al risveglio mi sono sentita felice come non mai.

Alle sette e trenta 250ml di latte hanno augurato il buongiorno al mio piccolo superstite il quale, piangendo nel vano tentativo di convincermi che oggi fosse sabato (leggasi: non c’è asilo), è stato vestito di tutto punto e, con l’ultimo briciolo di tolleranza rimastami in corpo, accompagnato alla porta.

“Oggi è Lunedì. La settimana è costituita da sette giorni. Il Sabato e la Domenica non si va a scuola. Ne deriva che, tenuto conto del fatto che sei guarito perfettamente, andrai in quel fottutissimo asilo e ti divertirai pure!”

Tutto ciò, ovviamente, l’ho solo pensato mentre le mie labbra, con un sorriso più simile ad un ghigno, baciavano quell’ometto che, piangente, andava tra le braccia del suo papà.

Per i successivi dieci minuti (tragitto da casa nostra all’asilo) sarebbero, indiscutibilmente, inevitabilmente, -ente, -ente, -ente, stati CAZZI SUOI!

Noi. Dov’eravamo rimasti?

2 commenti:

Stefania ha detto...

Amicaaaa, ahahah, una nana con due teste??
Cmq la banda la conosco, perchè ha lasciato casa tua grazie a me. Mi hanno seguito quella sera...
Dovresti informare i tuoi lettori di quell'unica coccola che Lorenzo, amorevole, ti concedeva...Se non lo fai sei ingiusta...verso te stessa.
Che ridere.
Ciaaaoooo

Claudia ha detto...

Frauuuuuuuuuu! Che bello leggerti! Lo so, lo so. Avrei dovuto fare riferimento al collo, ma è troppo difficile descriverne soprattutto gli effetti.
Ritengo che basti aspettare un po' per scoprirlo direttamente dal vivo.
Me l'hai trovato il lavoro?