"Odio la vile prudenza che ci agghiaccia e lega e rende incapaci d'ogni grande azione, riducendoci come animali che attendono tranquillamente alla conservazione di questa infelice vita senz'altro pensiero."
(Giacomo Leopardi)



"In pratica le persone che mi vogliono bene spesso non si accorgono infatti che il loro "ti appoggio" si trasforma in un "mi appoggio"
(Miranda Taten)



venerdì 25 settembre 2009

un Mondo Nuovo


Un paio di sere fa, dopo circa due anni di attesa e inutili richieste da parte mia, abbiamo visto il film Nuovo Mondo di Crialese che, per chi non lo sapesse, affronta il tema dell’emigrazione ai primi del Novecento focalizzandosi prevalentemente sull’aspetto del viaggio e dello sbarco a Ellis Island.
Ora, non per essere scortese, poiché questo post non vuole essere un saggio critico né una recensione del suddetto, chi non lo conoscesse, ma desideroso di ulteriori dettagli, è pregato di cliccare sulla barra in alto un http://www.ilmotorediricercachepreferisce.it/ e cercarsi tutti i dettagli del caso.
Nuovo Mondo, dicevamo. Molti di voi sanno già che il passo che ci accingiamo a compiere ci rende, al momento, molto più vicini ai protagonisti del suddetto film piuttosto che allo skipper del nostro attuale sindaco in carica si spera uscentesenonproprioingalerante.
Inutile dire che sin dal momento in cui Alessandro ha pigiato l’enter del telecomando, io e tutti i miei neuroni ci siamo calati nel personaggio e abbiamo intrapreso quel viaggio assieme a tutti gli attori del film.
Devo dire che un po’ per la mia stessa natura, un po’ per via delle recentissime esperienze immedesimarmi in quelle prime scene focalizzate sul pellegrinaggio alla “marunnuzza” per chiedere consiglio sul da farsi, non è stato un’ardua impresa.
Del resto il 4 Settembre e conseguente pellegrinaggio al santuario di Santa Rosalia (patrona di Palermo e dei suoi abitanti) ci hanno lasciati da poco. Pure io l’ho fatto. A Montepellegrino ci sono andata e mi son portata pure Ale. A onor del vero è un qualcosa che ho fatto spesso nel corso degli anni e non tanto per una questione religiosa, quanto come momento di aggregazione sociale con gli abitanti della mia città…possibilmente i più sfigati. Quest’anno ha assunto però un valore diverso. Primo perché ho convinto Alessandro a fare questa esperienza; secondo, perché la volevo guardare in faccia la mia amica Rosalia per salutarla e invitarla a venirci a trovare a Toronto quanto prima.
In realtà, io già lo sapevo, lei a Toronto ci va ogni anno. I primi di Giugno per l’esattezza, quando il sig. Ferrante, palermitano di Borgo Ulivia diventato torontoniano (è bene che anche voi cominciate a familiarizzare con certi vocaboli!) e proprietario di un Canadian caseificio ( unni si fa un chiiiss, per l’esattezza!), organizza il Festino di Santa Rosalia con tanto di banda, fuochi d’artificio e dolci tutto pagato di suo. Di fatto, una volta entrata nella grotta del santuario mi è sembrato di cogliere uno sguardo di autosufficienza negli occhi di Rosy che, con la tenerezza di chi ti considera un deficiente, mi ha fatto capire che non dovevo preoccuparmi perché lei di sicuro sarebbe venuta a farci visita.
Tornando al film, quindi, è chiaro adesso anche per voi che l’immedesimazione immediata era d’obbligo. La famiglia protagonista parte alla volta di Ellis Island a bordo di una nave, in quarta classe e con nulla se non la speranza di trovare davvero, in quel Nuovo Mondo, alberi che producano denaro e galline gigantesche (ai tempi era fantascienza, oggi è realtà ricorrendo al transgenico, che non è il transessuale!).
Noi, dal canto nostro, partiremo con l’aereo per il quale non abbiamo ancora prenotato i biglietti. Mancando la quarta classe, infatti, aspettiamo di scoprire se servono spingitori di carrelli, salutatori di passeggeri, chieditori di “caffèotè?” per risparmiare magari sul costo totale. Me l’immagino Maia con la minidivisa arancione catarifrangente mentre carica i bagagli in stiva! E per fortuna, abbiamo imparato dalla storia di Pinocchio che gli alberi di monete non esistono come vorrebbero farci credere il gatto e la volpe…
Raggomitolata su me stessa ho seguito con la dovuta palpitazione ogni attimo della vicenda di quella famiglia di Petralia (a suttana) immedesimandomi (e devo dire che non mi risultava troppo difficile!) nel timore o terrore che trasudava dai loro sguardi. L’unica cosa era che, di tanto in tanto, la visione del film veniva disturbata da uno squillante ridolino alle mie spalle. Maia dormiva già. Lorenzo era già a letto. Ale era troppo impegnato nello stesso processo di immedesimazione. Quindi? Mi volto e chi trovo seduti sul davanzale della finestra alle mie spalle? I FOLLETTI DELLA MIA FANTASIA!!!!!!!
Quanto tempo dall’ultima volta che ci siamo incontrati! Mi guardavano e sghignazzavano, dandosi pacchette sulle miniginocchia e dondolando avanti e indietro i loro minibusti. Ogni qualvolta sembrava stessero per smettere era sufficiente che uno di loro mi indicasse col minindice, perché tutti riprendessero a sghignazzare.
Cercando di comprendere il motivo di sì tanta ilarità ho deciso di chiedere a quello che mi pareva essere il più saggio (in base alla lunghezza dei minidredd che gli scendevano dalla testa) cosa del film li facesse morir dal ridere.
“Zabadelfimmmmmcredituchenoirittttiaaammmo? Matataliatu?” (“Credi che ridiamo per il film? Ma ti sei guardata?”… quello “Zaba” sta per “ma sei davvero così ingenua da pensare che dei folletti con minidredd e pantaloni alla zuava possano essere così idioti da sorridere dinnanzi a un film di questa portata?”). La mia risposta è stata l’unica possibile: “Matutataliatutu?” (“Ma tu ti sei guardato?”)
In definitiva, ciò che è venuto fuori è che fossi io il motivo di tanto diletto e presto mi fu spiegato anche il perché. Ma questa è un ‘altra storia!
(… continua …)

mercoledì 16 settembre 2009

Canada Oh, Canaaaaaaaaaaaaaadaaaaaaaaaa


Dopo 24 mesi e cioè 730 giorni che poi sono 17520 ore, sono stati apposti sui nostri passaporti 4 luccicanti visti con tanto di “Giubba rossa” a cavallo, bandierina e foglia d’acero … i pan cakes non c’erano però!
Devo dire che mi ha fatto uno strano effetto guardare quell’adesivo che a partire da una pagina qualunque del mio passaporto mi, e ci, etichettava quale IMMIGRANT!
Nella vita non bisogna mai “farsi meraviglia”ma, nonostante questa consapevolezza, mai avrei detto che mia figlia di sette mesi potesse essere ancor prima che “toddler” (bimbo che muove i primi passi), immigrante o emigrante a seconda di quale parallelo scegliete come punto di osservazione.
Mia figlia. Direi che il suo passaporto è quello che fa più impressione anche perché, e questo è un atroce dubbio che mi porterò fino al momento dello sbarco in Canada, non è minimamente riconoscibile. La foto, con grande stupore degli astanti, è stata scattata dieci giorni dopo la sua nascita. Le istruzioni inviateci dall’Ambasciata sulle misure e proporzioni che quella doveva possedere erano abbastanza chiare ma, secondo me, non avevano fatto i conti con i nascituri.
Così riuscire a tenere dritta una testolina grande quanto una palla da tennis, fragile come un uovo e rilassata come una bambola di pezza, quel giorno dal fotografo, divenne un’impresa quasi apocalittica. Per non parlare dello sguardo. É risaputo che, eccezion fatta per qualche bimbo particolarmente stressato, la maggior parte dei neonati trascorre il proprio tempo a dormire. Quindi, non solo mia figlia a dieci giorni di vita non era ancora in grado di vedere, né di mettere a fuoco un’immagine, ma nemmeno stava sveglia.
E così, rido ancora se penso a quel pomeriggio di fine Gennaio quando pretendevamo che quel piccolo esserino dormiente spalmato sul mio braccio, il quale a sua volta non doveva essere visibile nella foto, non dico sorridesse, ma almeno guardasse l’obiettivo.
Ma di cose strane ne sono accadute in questi 730 giorni di attesa, a volte snervante molte altre costruttiva. Rimarranno per sempre nel mio cuore le notti trascorse a tradurre, interpretare, leggere, rileggere e compilare quintali di carta stampata sulla quale, dopo una serie di domande allucinanti sulle quali presto tornerò, alla fine di ogni pagina vi era la dicitura: “Se sbagliate la compilazione anche di un solo modulo la vostra pratica verrà automaticamente rigettata”.
Sotto la minaccia di una simile possibilità ci stava pure che avessimo qualche dubbio al momento di dichiarare che Lorenzo, dueenne, treenne e infine quatreenne, non avesse mai preso parte a genocidi e non fosse mai stato leader di un gruppo terroristico. E se nostro figlio ci nascondeva qualcosa? A volte, in preda allo stress, mi è sorto il dubbio che in realtà fosse un agente speciale del gruppo anti immigrazione inviato in incognito dall’ambasciata canadese. Per fortuna poi mi andavo a coricare e la notte, o quel che ne rimaneva, portava un po’ di consiglio.
Di cose strane ne abbiamo dovute dichiarare davvero tante. Per esempio, vi invito a fare questo gioco: “Scrivere in ordine decrescente, indicando mese ed anno e comprese eventuali settimane, tutto ciò che avete fatto a partire dall’età di diciotto anni ad oggi, comprese le settimane in cui siete rimasti a casa”.
Domande su domande. “Indicare il numero civico di casa vostra o, in assenza di quello, descrivere dettagliatamente il percorso da seguire per arrivarvi”.
Nomi, cognomi, mariti, mogli, secondi mariti, seconde mogli, secondi fratelli e seconde sorelle (e lì mi sono sbizzarrita), mogli e mariti di quest’ultimi, fedine penali e casellari giudiziari italiani ed esteri, etc …
Di positivo c’è stato il fatto che, volenti o nolenti, siamo stati costretti a fare un ripasso dei nostri alberi genealogici potendo così scoprire cose strane tipo che la moglie di mio padre, che non è mia madre, ma la mia step mother (matrigna è cacofonico anche se abbastanza azzeccato), da sempre stata tedesca, è polacca; mentre mia madre (per la par condicio) non si chiama Tizia, ma Caia … e, soprattutto, che non è vero (come il mio fratello maggiore ha sempre voluto che io credessi) che sono stata adottata ancora in fasce all’istituto di Padre Messina. Su quest’ultimo punto ho sempre nutrito seri dubbi. Non tanto perché impossibile un così grande gesto d’amore da parte di mia madre, quanto perché dati i risvolti non sempre felici della mia esistenza, ho sempre pensato “cinni vuali ventu in chiasa ma nò astutari i cannili!” (“ce ne vuole vento in chiesa, ma spegnere le candele no!”). È pur vero, tuttavia, che al peggio non vi è mai fine.
Un altro aspetto decisamente positivo riguarda la tempistica. Non mi riferisco solamente ai 730 giorni richiesti dall’intero iter, ma alla poco equa distribuzione di questi tempi. La vera prova, infatti, non avrà inizio al momento del “landing” in Canada, ma è già cominciata due anni fa. Dicevamo, i tempi.
Dunque, dal momento in cui si inviano i primi documenti al primo cenno di vita da parte dell’ambasciata passano circa sei mesi. In questo periodo tu, richiedente, hai a disposizione un numero di matricola che una volta inserito in un data base del sito dell’ambasciata ti “comunicherà lo stato della tua pratica”. Di fatto, è come se ti dessero un cellulare finto di quelli che si vendono nelle bancarelle (bisogna scegliere il più scarso tra quelli più scarsi). In altre parole, ci si ritrova davanti a un display che ostenterà per sempre ( o almeno fino a quando non si staccherà l’adesivo)la stessa dicitura: “colling” (è cinese, non è scritto male!). Nel caso dell’Ambasciata, la dicitura sarà per 730 giorni : “in process”… e sti cazzi!
Superati i primi sei mesi di attesa e dopo attenta valutazione della tua richiesta, l’Ambasciata ti invia una prima cartella con la richiesta di 8.164.000 documenti, in originale, in traduzione, in traduzione asseverata in tribunale (nella migliore delle ipotesi dovrai spiegare di cosa si tratta a un solo dipendente. Nella peggiore, ossia la nostra, a tutti i dipendenti del tribunale) e, nel frattempo, se fai pure gli esami di lingua nell’istituto che ti dicono loro che purtroppo sono dall’altro lato dello stivale, fai bene. E mi pare pure giusta sì tanta perizia. Dove sta il problema? I TEMPI.
Il signor funzionario si è preso sei mesi per leggere ogni singola riga della tua richiesta, nella prima sono in realtà quasi tutte crocette che dovevano tagliare con delle perfette diagonali i quadratini delle risposte, te ne dà 2 di mesi per produrre tutto il resto. In mezzo, ovviamente, c’è un caldissimo Agosto palermitano.
E così fino alla fine. Fino a quel magico 12 Agosto in cui ci è arrivata un’e-mail con la quale, a distanza di undici settimane dalla visita medica (leggasi: viaggio a Roma per 4, pernottamento a Roma per 4, tasse da pagare per 4. Totale 2000 euro e per fortuna c’è mastru cart)ci sono stati richiesti i passaporti.
Alla fine dell’email non un “congratulation” ma un “hurry up”… “A partire dalla data di ricezione di questa e-mail (12 Agosto a Palermo!!!!!) avete 30 giorni di tempo per farci avere i vostri passaporti con corriere pre datato, pre incaricato, pre pagato A/R con tanto di ricevuta di pagamento delle tasse.” Leggasi, 630 euro. Infine, l’ormai immancabile “se verrà commesso un errore nel pagamento delle tasse, si considererà annullata la vostra pratica.”… e sti cazzi.
Conclusione? Biglietto aereo A/R per Alessandro che con una cassetta di sicurezza, la faccia da 007 e i battiti cardiaci a palla, si è recato in Ambasciata per ricevere i suoi bellissimi 4 soldatini a cavallo che inseguono una foglia d’acero. Totale? 1000 euro… volo, tasse e … una bellissima maglietta clavin klein per la sottoscritta. Non sia mai che arrivi in disordine al momento dell’attesissimo Landing!

mercoledì 9 settembre 2009

Penna altrui

Quello che segue non è frutto della mia tastiera. L'ha scritto Alessandro in risposta alla "delusione" provata da un ragazzo dinnanzi alla realtà canadese. Poiché mi è piaciuto, poiché potrebbe essere introduttivo a ciò che vorrei che il mio blog diventasse, ho deciso di pubblicarlo.
"Prendiamo un marziano o un esse provenite da un'altra galassia. Chiameremo questo essere Luppino.Invitiamo Luppino a sedere su una sedia davanti a noi e gli chiediamo un po' di attenzione. Luppino non sa ancora dove andare a vivere, essendo appena atterrato sul nostro pianeta; lo ha visto dall'alto e quindi non ci ha capito niente ed, essendo capitato per caso dentro il box di mia figlia Maia, ha chiesto a noi di descrivergli un po' i paesi del nostro pianeta, in modo da poter poi scegliere dove andare a fare questa esperienza terrena.Mi limiterò a descrivere a Luppino il Canada e l'europa con particolare riferimento all'Italia, i posti che forse conosco meglio.Canada: è un posto prevalentemente freddo, con temperatura al limite della sopportazione per ogni essere vivente; non ha grandi tradizioni essendo una nazione nuova. vi sono grandi spazi desolati, inabitati. La gente ha bisogno di case accoglienti, calde, comode, macchine affidabili, ogni genere di confort per rendere la loro vita più comoda e dimenticare il freddo. Per questo lavorano tantissimo e quindi quando arrivano a casa vogliono godersela; così la scelgono sempre più grande e confortevole. Ma per pagarla devono lavorare tanto e si torna all'inizio ... Gli abitanti del Canada non sono molto espansivi; forse è il freddo che li fa chiudere dentro ai cappotti, forse è il lavoro, forse sono i conti che si fanno continuamente per pagare le rate delle case e delle loro macchinone, forse è il loro carattere. Hanno tanto spazio e quindi le distanze tra le case, con il lavoro , con il supermercato sono enormi. Le case sono tutte simili e non hanno molta storia da mostrare al viaggiatore: le costruzioni più vecchie hanno 150/200 anni. In molte zone non c'è varietà di paesaggio per migliaia di chilometri; se c'è il mare è quasi sempre troppo freddo per fare il bagno.Europa: è troppo grande e diversa per parlarne brevemente, ti parlerò dell'Italia: gente che parla tanto e con chiunque, quando non ha la bocca piena degli ottimi cibi che la caratterizzano; per il viaggiatore è difficile mangiarli, dato che è costretto a stare con la testa in continua rotazione per ammirare le bellezze storiche, architettoniche e paesaggistiche che occupano ogni centimetro quadrato del suo territorio. Il clima è quasi sempre bello e il cielo un colore unico! In alcune regioni ci si può fare il bagno a mare da maggiio a ottobre; il resto dell'anno, tranne forse un paio di mesi, si può andare tranquillamente in moto e passeggiare senza timore di sentire freddo. C'è grande diversità tra una regione e l'altra, ulteriore arricchimento culturale.Allora Luppino dove vuoi vivere? Luppino è già scappato a chidere la cittadinanza italiana.Non ho fatto in tempo a dirgli che avrà qualche problema a trovare un lavoro, nonostante i suoi titoli, perchè non c'è nessuno che voglia raccomandarlo; non l'ho nemmeno avvisato di stare attento col suo accento, perchè se va più a nord di firenze rischia di non poter entrare nei bar padani; non gli ho detto di stare attento al colore della sua pelle perchè, da Trieste ad Agrigento, può trovare qualcuno che lo spranga in nome dei governanti che agitano lo spauracchio dell'invasione degli immigrati. Non gli ho detto che se identifica i suoi aggressori e li denuncia, non servirà a niente perchè non andranno mai in galera , saranno giudicati tra una decina d'anni e nel frattempo il reato sarà estinto. Ma questo succede anche a noi italiani, non è solo un suo problema.Non gli ho detto di non ascoltare quello che dicono le televisioni perchè p falso o, nella migliore delle ipotesi, omissivo. NOn gli ho detto di cercare la giustizia perchè in Italia la giustizia non esiste. Adesso si vuole fare un bagno a mare, ma non gli ho dato la mappa delle raffinerie e delle industrie che da decenni, impunemente, avvelenano l'acqua. Vuole assaggiare una mozzarella, ma non lho avvisato che proprio sopra il prato in cui vanno a cibarsi le mucche c'è un inceneritore, mentre sotto c'è una discarica abusiva. non gli ho detto che le decisioni politiche, e quindi la sua vita, sono prese da gente irrimediabilmente corrotta, ipocrita, falsa, spesso drogata e troppo influenzata dalle volontà della chiesa. Per evitare che torni indietro a lamentarsi me ne scappo in Canada".