Le
due ore al corso erano state abbastanza divertenti ed ero anche
riuscita a liberarmi del quarantenne sfacciato che, pur essendo anche
lui in una classe per principianti, sapeva già flirtare come quelli
dei corsi avanzati.
La
lezione pomeridiana era stata preceduta da cinque ore di lavoro, e
spedita come un robot con le Duracell, mi dirigevo nuovamente al
Tuguria per poter con un pò di fortuna verso mezzanotte tornare a
casa.
Si,
quei tempi in cui non avevo bisogno della Red Bull, e ancora meno di
miscelarla alla vodka.
Lì
ad aspettarmi c´erano i miei ormai nuovi amici più uno. Infatti da
quel giorno il team avrebbe hannoverato tra i suoi membri anche
Ulisse.
(Ops!
Scusate oltre ad avere problemi con le virgole, inizio ad avere uno
strano rapporto anche con le ”h”! Si prega di limitarsi ad
ignorarla, del resto si sa che è “mutina”).
Giunta
a destinazione Tamer si precipitò da me, sgranando gli occhi come al
solito, e mi chiese come fosse possibile che la mozzarella potesse
venire definita anche con il nome di “bocconcini”. Quando in
cucina si presentò Original Gay per ritirare la lista della spesa,
Tamer entusiasta come un bambino delle elementari che sa per una
volta la risposta esatta, disse una parola che finisce anche in “ini”
ma che ahimè iniziava con “bok”.
Tamer
noooooooo!!! Come spesso accade...troppo tardi!
Ulisse
non ricordava esattamente un personaggio epico, né di Omero né di
Tennyson...Nonostante ciò io mi ricordai che “Death closes all”.
Come
tutti noi anche Ulisse doveva, prima di essere assunto regolarmente,
essere sottoposto ad un esame. Fu così che nel menù vennero
inserite microbanane fritte con guacamole e aglio intero di
contorno.
Il
popolo estasiato non riusciva a credere al proprio palato, e da quel
momento l´aria in città non fu più la stessa...
Tamer
mi diede un tocco di carne incaricandomi di tagliarlo. Punto. Non
avendo ricevuto indicazioni particolari pensai di essere libera di
tagliarne fette a forma di cuore. Insomma ne tirai fuori un`infinità
di fettine che per la sottigliezza ricordavano il carpaccio.
Ero
proprio orgogliosa di me!! Avevo svolto un lavoro degno di Giotto,
per la perfezione intendo. Io sono in realtà un po' Giotto: chi fa
gli archetti bianchi più precisi del mondo quando si tratta di
French Manicure?? Esatto!
Impettita
come lo chef Knorr della pubblicità, mostro a Tamer il mio
operato...Un sorriso già disegnato in faccia...il mio cuore batteva
sempre più forte certo della incombente lode...rullo di
tamburi...”MIRAAAAAAA NOOOOOOOOOO CHE HAI
FAAAAAAAAAAAATTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!”. Quella
carne era destinata al grill...avrei dovuto tagliarla più
spessa...solo un po'...
Naturalmente
io scoppiai a ridere tanto da dovermi piegare, incapace di poter
prendere sul serio la sua espressione, che per me in quel momento era
la cosa più divertente che avessi mai visto. Allora lui di nuovo
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!”:
Ad
ogni nuova “O” i miei polmoni lottavano per trattenere che quel
po' di ossigeno che io non riuscivo a fornire, mentre il mio cervello
aveva messo in azione una squadra speciale per ripristinare il
controllo sul corpo, e da spastico riportarlo a normale.
Continuai
a ridere senza controllo sino a che qualcosa sotto iniziò a spingere
sempre più incalzante ad ogni risata. Insomma la vescica si stava
preparando per un colpo di stato. Così andai.
In
bagno continuai a ridere a crepapelle ripensando agli occhi sgranati
di Tamer. Il mio make-up era ormai sparito.
Osservavo
il mio viso quando da destra qualcosa attirò la mia attenzione. Era
bianco e rilucente, così piccolo eppure già forte. In Miralandia il
primo della sua specie...Lo toccai con attenzione come si fa con un
pulcino appena nato...e poi...con un urlo disumano tirai con tutta la
forza che potei:
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAArrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr!!!
Una
lacrima scivolò sulla mia guancia destra (è proprio vero che è
tutto collegato). Poi concentrai lo sguardo sulla creatura...niente a
che vedere con i suoi simili qui a Miralandia...Mi dissi che le
sepolture classiche non fossero più di moda, ergo presi l`
accendino. Un odore intenso mi ricordò la mia Barbie Malibù, di
quel giorno in cui decisi di farle la piega con il fon e le si
squagliarono entrambi: i capelli più il bigodino in cui li avevo
arrotolati.
Con
tranquillità raccolsi il puntino duro che era ciò che restava della
creatura e con accortezza e precisione lo deposti nella scatola dei
fiammiferi che elessi a sua urna. Sopra solo una semplice scritta:
“R.I.P. Nylon”.
La
sera a letto continuai a ripensare a Nylon e al suo destino, a come
“Death closes all”, ad Ulisse.
Stavo
per chiudere gli occhi quando lo sentii...Non riuscii mai a vederlo,
ma il fastidio di quel suo lamento lo ricordo ancora oggi: “Cri cri
cri cri cri cri cri cri cri cri cri cri cri cri cri cri cri cri
cri...”.
Si
trattava di un fastidioso Grillino.