"Odio la vile prudenza che ci agghiaccia e lega e rende incapaci d'ogni grande azione, riducendoci come animali che attendono tranquillamente alla conservazione di questa infelice vita senz'altro pensiero."
(Giacomo Leopardi)



"In pratica le persone che mi vogliono bene spesso non si accorgono infatti che il loro "ti appoggio" si trasforma in un "mi appoggio"
(Miranda Taten)



giovedì 28 gennaio 2010

Poche parole...


Quando ci si diverte il tempo sembra letteralmente volare. Questo è la storia che mi piacerebbe tanto poter raccontare. Ma si sa, la realtà è sempre diversa da come si presenta nei nostri pensieri. Chissà poi perché, nel mio caso, è quasi sempre peggiore.
Il “quasi” dipende solo dal fatto che “al peggio non c’è mai fine” anche se “cchiu scuru ri mezzanotte un po’ fari”.
Premesso ciò ci tengo subito a precisare che giungo dalla camera da letto dove, dopo una lunga lunghissima giornata di lavoro vissuta nella spasmodica attesa di rivedere le stelle, la piccola Maia si è appena addormentata dopo averci deliziato con un angosciante pianto da sindrome d’abbandono.
Perché è così che trascorriamo le nostre giornate. Tra uno scatolone e lo smontaggio di quattro, dicasi quattro condizionatori d’aria non c’è volta in cui un lamento, un pianto, un sospiro o un singhiozzo della nostra piccola sedotta e abbandonata non ci tenga compagnia.
Prima che il marito, compagno di avventura, si mettesse in viaggio verso la terra le cui strade, come tutti ben saprete, sono lastricate d’oro e miele, si è lavorato tanto in casa. Scatolone dopo scatolone (150 per l’esattezza), pagina dopo pagina per stilare la lista bilingue dei nostri averi, sembravamo essere giunti quasi al termine (o all’inizio a seconda dei punti di vista) di un lungo, lento processo cominciato all’incirca due anni e mezzo fa.
Strano, furba e brillante come sono, che non abbia in realtà colto quei campanellini d’allarme che avrebbero dovuto mettermi in guardia su ciò che in realtà mi aspettava. Uso quel “mi” non per una questione di egocentrismo (qualità per la quale non mi reputo avara) ma perché, di fatto, la cosa riguarda solo me rimasta al di qua del confine nell’attesa che il pioniere di casa trovasse un giaciglio per l’allegra combriccola.
Eppure, a pensarci bene, avrei dovuto capire tutto (impedendo quindi il viaggio in solitaria del consorte) lo scorso 17 Gennaio, giorno seguente ai mega festeggiamenti per il compleanno della nostra piccola principessa…posseduta.
Erano appena le nove del mattino, una di quelle mattine in cui ci si sente particolarmente sbattuti e inutili per la società, quando mi ritrovai la casa invasa non più solamente dagli scatoloni, dai festoni, dalle briciole di torta al cioccolato e i palloncini sgonfi di una Cinderella post sbronza, ma da un vero e proprio sciame di cavallette. Una delle piaghe d’Egitto era stata dirottata direttamente su Partanna Mondello ed io, testimone oculare di siffatto evento, non potevo che assistere impotente a quanto avveniva sotto i miei occhi.
Volevo solo scaldare il caffè e mettermi al lavoro. Mi ritrovai con una tazzina di caffè gelido in una mano e un cacciavite a stella in un altro. Non capii molto di ciò che stava accadendo. So solo che nel giro di un paio d’ore mi ritrovai senza, in ordine: un forno a microonde (da qui il caffè gelido), tutte le plafoniere di casa, sostituite da lampadine impiccate a tristissimi fili neri, una piantana, un impianto home theatre, un lettino da campeggio e, dulcis in fundo, l’angoliera della cucina.
In quell’istante avrei dovuto comprendere che mi aspettavano tempi bui e … gelidi.
E così, piano piano, è arrivato il giorno della partenza del marito e mentre tutti eravamo preoccupati per la reazione che il figlio quattrenne avrebbe avuto a seguito della partenza del suo caro Papà… il piccolo angelo di casa mi preparava un pacco colossale!!!
In altre parole, è dallo scorso venti Gennaio che in questa casa il tempo pare essersi fermato. In questo senso è un po’ colpa anche del maritino il quale, inspiegabilmente, ha pensato bene di staccare l’orologio dalla parete della cucina lasciando al suo posto l’ombra che questi ha lasciato nel corso degli anni.
Cioè, io proprio non capisco cosa abbia spinto Ale a preoccuparsi di staccare l’orologio a parete piuttosto che contare, che so, il numero di valigie che lo attendeva davanti la porta di casa. Dopo la sua partenza si è discusso a lungo di questa sua strana manovra diversiva. Volendo ricostruire i fatti, le nonne hanno stabilito che: il nostro espatriato alle ore 3 e 5 minuti (l’ultimo avvistamento dell’orologio da parte di una testimone risale alle 3 a.m.) abbia deciso di staccare quell’orologio. Una delle nonne volendo assicurarsi che non fosse passato troppo tempo dall’ultima “occhiata”, guardando la parete in questione si ritrovò davanti solamente la sua sindone. Cerca di qua e cerca di là, l’orologio venne presto rinvenuto sul pavimento della cameretta dei bimbi (anche qui atroci dubbi sul perché l’emigrante abbia ritenuto opportuno collocarlo sul pavimento al centro della stanza con le lancetta rivolte verso il soffitto!). Nel sincerarsi che stesse bene e che potesse essere rimosso dal luogo del delitto, le nonne detective dovettero presto arrendersi all’evidenza: l’orologio era morto! Deceduto! Forse per un improvviso attacco cardiaco o forse per assideramento. No! Il nostro Robinson Crusoe canadese, alle 3 del mattino, al freddo e al gelo voleva superare se stesso e, per questo, aveva deciso di staccarne finanche la pila!...quest’ultima, INTROVABILE!!!!
Ed è per questo che, ribadisco, io avrei dovuto capire tutto. Arresami dinnanzi all’evidenza ho voluto far finta di niente, accettare la piccola inconscia marachella del maritino e proseguire, alla meno peggio, nell’organizzazione di questa mobilitazione transoceanica!
…segue...

3 commenti:

Alessandro ha detto...

sono contento, perchè so che se continuerò a non trovare lavoro tu ed i tuoi scritti saranno una risorsa indispensabile per pagare i 2000 dollari al mese per la casa

coLORI ha detto...

...e immagina piuttosto che emozione quando lo troverai appeso nella bellissima nuova casa alla Pippicalzelunghe e quando il tempo ti sembrerà di nuovo volare!

Mira ha detto...

Per un attimo ho creduto all´invasione delle cavallette, e mi sono chiesta come fossi riuscita a sopravvivere...Amica lascia che alcune cose restino un mistero, e non farti troppe domande...non piú. Ahahahahahahahahahahahahahah!!