"Odio la vile prudenza che ci agghiaccia e lega e rende incapaci d'ogni grande azione, riducendoci come animali che attendono tranquillamente alla conservazione di questa infelice vita senz'altro pensiero."
(Giacomo Leopardi)



"In pratica le persone che mi vogliono bene spesso non si accorgono infatti che il loro "ti appoggio" si trasforma in un "mi appoggio"
(Miranda Taten)



giovedì 8 aprile 2010

Una giornata per non dimenticare

Quella fu una giornata sbagliata, proprio sbagliata a partire dalla decisione presa di andare al consolato italiano.
Per chi non ne avesse un´idea ogni consolato persevera nel mantenere usi e costumi del paese che rappresenta. Mi verrebbe da pensare che questo serva a permettere alla gente che vi si reca a non dimenticare le proprie origini (tutti noi sappiamo quanto siano importanti!), oppure a ricordarsi perché uno se ne sia andato, facendo una cosí “scelta triste”. “Ma che sceelta tristee” continuava a dirmelo l´impiegata con tono piagnucoloso.
È un peccato che io non sappia scrivere bene, perché mi risulta molto difficile rendervi partecipi di ció che ho visto e sentito...
Continuavo a pensare all´unica risposta logica che era in realtá una domanda (retorica?): ma le sembro triste, io??
Superato questo “tristeee” siparietto, e cioé l´ufficio informazioni, vado nell´edificio principale.
Entrata fu il teatro piú totale, non nel senso di caos, infatti noi italiani spesso amiamo cimentarci in allegre rappresentazioni e di solito il tema é “tristeeee”. Anzi si fa una gara a chi é piú distrutto dalla vita, in un crescendo che potrebbe concludersi con un´affermazione che non é mia, dunque cito, “io sono piú morto di te”. Non é una metafora.
In sala d´attesa ognuno era impegnato a stare al centro dell´attenzione e a rubare la scena all´altro. Il modo piú semplice per prendersi la scena é la finta solidarietá- altruismo verso il nuovo arrivato...
... “Signoorina ma lei che deve fare?” . Una voce da baritono, che peró é abituato a cantare in dialetto, stava gridando questa domanda. Ma chi io?
Intanto mi aveva giá tolto il biglietto del turno di mano e con aria furba cercava di sbirciare nei miei documenti.
Mi é stato spiegato senza averlo chiesto dove dovevo aspettare, e mi sono anche stati svelati i “trucchetti”, perché pare che ce ne sia sempre uno...Mah!
Sbrigata questa prima parte lo show puó iniziare.
Per prima cosa loro cercano di far parlare te, ma se opponi resistenza si rassegnano e va anche bene cosí: ho fatto la parte del pubblico. Loro erano contenti.
Sorvolo sul caos del levarsi delle loro voci (il vincitore é quello che parla a voce piú alta!) e provo a dirvi dei temi delle loro conversazioni.
Avete presente quelle barzellette che iniziano tipo un inglese un francese e un russo si incontrano in Nepal?
In quest´ottica immaginate uno di Enna un altro di Roccapalumba e un tale di Andria che si incontrano al consolato... Secondo voi come potrebbe continuare la barzelletta?

“Io??” Un signore senza essere mai, nota bene MAI, interpellato raccontava ma soprattutto spiegava agli astanti la vita.
“Io sono venuto qui nel 61, avevo 18 anni e tre mesi (“miii si ricorda pure i tre mesi???” fa uno) e la gente non sapeva né leggere né scrivere: eranu tutti in alfabeto!”. Un signore che era lí, nato come lui stesso ha detto nel 33, dice che non é vero, che dove é nato lui c´erano ben otto scuole ed erano tutte piene. “Seeeeeeeeeee, chisstu u rici lei, lei che é stato fortunato: io andavo a zappare e lo sa quanti venivano a zappare cú mia?? Maaaaaaa!! Nní mannavanu tutti a Verona, ci facevano gli esami ci controllavano i denti e se andavamo bene ci dichiaravano venduti, e allora e poi venivano quelli del paese straniero e ognuno diceva cosa gli serviva: venti zappatori, quindici operai, e accussí ní espatriavano. C´era gente che restava lí anche settimane ad aspettare!! Poi ho capito!! (indice puntato alla tempia). Aspettavano perché non riuscivano a compilare i formulari, gente che neanche sapeva quando erano nati i propri genitoriii!!”. “Seeeeeeee, tu rici genti che mancu sapianu quannu eranu nati i genitori, ma tu u sai zoccu ti rispunni me má si c´iaddumanni quannu nasciu so figghiu?? E cchí nní sacciu iu!!!” , cosí si intromette nella conversazione uno dei presenti che per dare maggiore enfasi al discorso fece seguire la sua frase da una fragorosa risata. Intanto un ragazzo mingherlino stava in un angolo a fare sorrisi e sghignazzi di assenso.
Il signore del 61 continuava a parlare e straparlare...
“Io??? Io sono qui da cinquant´anni e parlo sempre in italiano anche con gli stranieri, e poi faccio attenzione a quello che dicono, tendo l´orecchio e se mi rispondono male, allora io gli dico una parolaccia nella loro lingua, cosí li fotto!! E leeei che dice che non é vero che la gente é in alfabeto, ma lo vuoi capire ora o no che é cooome dicoooo iooo”, “Certo certo, si si, e che sto dicendo”, risponde il poverino del 33 che forse ha giá iniziato ad avere paura.
Per fortuna peró andó via.
Il tipo mingherlino allora si alza e se ne esce con un “mii un mma firava cchiú, ma quantu parra chiddu??”. Si, é lo stesso che abbiamo visto prima fare sorrisi di approvazione!
Un uomo vestito tutto di bianco continuava a passare e a dire “vado dal notaio, vado dal notaio, vado a vedere se c´é il notaio, vado dal notaio”.
Dopo un pó il signore del 61 torna e mi fa: “Ha visto un uomo vestito di bianco?”, “No”. Perché ho mentito? Non é un tipico caso di omertá, é solo che ero troppo impegnata a chiedermi come facesse il signore che mi stava di fronte a farsi quel riporto che partiva dalla base dell´orecchio sinistro, unico punto in cui c´era un ciuffetto di capelli, e riuscire a coprire tutta la pelata. Come glie lo spiega al barbiere?
Finalmente fu il turno del signore del 33 che dopo tre quarti d´ora esce dall´ufficio senza aver risolto il suo problema, mi si avvicina e mi fa: “Signorina, é come quella barzelletta che da un ufficio ti mandano ad un altro”. Riidere, quasi piegato in due dalle risate, che mi contagiarono per inerzia, dato che la storiella di fatto non me la disse, ma fece come se.
Tutti andarono via e restai col tipo mingherlino: “Io sono andato via da undici anni”, “da solo? Ma quanti anni hai?” , “28”, “a 17 anni da soolo?”, “si, da solo, cioé no con i miei genitori. Comunque mi sono sposato e ho divorziato, ho una figlia di 5 anni”. “Ah, bello quindi é bilingue.” , “no no, parla peró parla due lingue tranquillamente. In pratica sono venuto qui per registrarmi all´anagrafe, perché cosí non pago piú la tassa sui rifiuti in italia, altrimenti mica sono scemo che mi registravo qui!”.
Tutti i presenti, forse tranne me, erano lí a risolvere cose ingarbugliate ai limiti con la legalitá come nel caso del giovincello, quindi poi diventa chiaro perché io abbia dovuto aspettare tre ore per un disbrigo pratiche di dieci minuti!!
Il penultimo era dentro e presto sarebbe toccato a me: ero riuscita ad essere da sola in sala d´attesa e c´era silenzio. Che bello é finita!
Finita sto cazzo: la donna delle pulizie aveva acceso l´aspirapolvere. Si sa che alcune volte é meglio starsene a casa, e per me era uno di quei giorni.
Giunto il mio momento l´impiegata nel compilare la mia scheda ad un certo punto dice qualcosa tipo “volendo qui potremmo scrivere la veritá”... Addirittura, sicuro?? Cari lettori oggi vi do un consiglio non invischiatevi mai in affari loschi, perché se a me hanno detto che potrei compilare un documento scrivendo la veritá, non oso immaginare come si fa a gestire la burocrazia con un malfattore!
Un tipo allucinante, un impiegato, che mi disse vada fuori a comprare i francobolli, mi rivolse uno sguardo di rimprovero quando di ritorno gli dissi che fuori non c´era nessun distributore , e mi disse che la macchinetta era lí dietro la porta. Ergo nella stessa stanza e non fuori!! Ma allora perché cavolo mi fai uscire, cosa che tra l´altro hai visto???
Non troveró mai una risposta...e non solo a questo quesito:)

6 commenti:

Alessandro ha detto...

posso dirti una cosa? se hai tempo leggi qualche libro italiano che lo stai perdendo e scrivi peggio di come parli. Per il resto fai ridere

Mira ha detto...

Si lo so, per me ormai sta diventando difficile... Libri in italiano non posso leggerne, perché quelli in tedesco hanno la prioritá... Cmq se fa ridere é giá ottimo!
Sono contenta!
Bacini

Claudia ha detto...

Miranda Miranda! Sai? Abbiamo qualcosa in comune. Anche io sono stata al consolato italiano pero' a dire il vero, logorrea tipicamente italiana a parte, la mia avvenyura e' stata "poco degna di nota"!!! Adesso sono al "Centro Immigrati" che qui ha il nome piu' bello di: " Centro di Benvenuto!" e credo di esser l'unica Italiana...mi piace, mi sto divertendo e non appena avro' un pc degno di questo nome, scrivero'!
Mi hai fatto ridere...specie col tuo italiano in alfabeto.

Mira ha detto...

Bene! Peró mi sorge un dubbio...mi sa che non sono brava a rendere le citazioni: tutte le frasi sgrammaticate non sono mie :(
Oppure la mia farina si é mescolata con quella altrui, ergo scrivo veramente male? Aiutoooo, correggetemi!!!

claudia ha detto...

Ho riflettuto cara Miranda. Forse il problema non e' che non sai scrivere, e' che quando lo fai no rispetti i tempi da citazione e quelli tuoi..."in alfabeto" era solo un riferimento alle citazioni da te fatte. Ho finalmente un pc degno di questo nome.
Baci canadesi.

Mira ha detto...

Congratulazioni!!! Allora presto ci scriverai!!!!
Bello!!
Devo allora stare attenta, ma per me questo racconto era davvero difficile da rendere...Pooovera!!
Buona giornata!