A poco serve che per anni ti hanno insegnato che mai bisogna guardare alle apparenze. Prima o poi ci caschiamo tutti. Belli e brutti. Alti e bassi. Colti e non.
E’ così che un corso di potenziamento presto rischia di trasformarsi nella pubblicità di un circo: bambini e ragazzi potenziati che potenzialmente hanno imparato tante cose, la più grande delle quali dice che “Potente è spesso Apparente”.
Certo, in qualità di “Esperto di Lingua Inglese”, tutto questo dovrei dirlo usando quell’idioma che dovrei anche insegnare.
Credo verrebbe fuori qualcosa del genere: “Powerful is often Apparent”.
Dovrei cercare di ricordarlo alla prossima lezione: sarebbe carino aggiungerlo al motto dell’Unione Europea. “Uniti nella diversità (sott. ce ne fottiamo) e all’apparenza noi puntiamo!”
Per chi ancora non avesse compreso il motivo di tanta acidità, mi appresto a spiegare cosa abbia suscitato tanto scompiglio tra i miei amici folletti.
Qualcuno, uno bello potente, ha cercato di farmi capire che non importa che i ragazzi imparino a parlare in inglese. Non è indispensabile che trovino la forza di sconfiggere quella timidezza che spesso ci costringe a rimanere in silenzio sopraffatti dall’insicurezza. Peggio ancora, non è scritto da nessuna parte che debbano potenziare quelle strutture di cui già godono per costruirci su un bel castello culturale dalla robustezza tale da resistere alle intemperie ed al trascorrere dei tempi.
No! Ciò che conta è che siano in grado di recitare a memoria una bella frasetta ad effetto, possibilmente in inglese, con un sottofondo musicale lacrimoso e, volendo essere perfezionisti, una lacrima di commozione che solca il visino innocente di quest’albero in fiore sotto un cielo di primavera dalle tinte multicolore.
A cosa serve spiegare che hai cercato di dare loro qualcosa che vada oltre l’apparenza e che, con il massimo dell’umiltà, hai sperato di donargli quella tecnica che ai tuoi tempi hanno dimenticato di suggerirti?
No! Allestiamo un piccolo spettacolino per la gioia del cineoperatore e siccome il tema di quest’anno sono i colori, sventoliamo le bandierine di quella Unione Europea grazie alla quale il corso si è potuto organizzare.
Non ci fa niente se qualcuno mi ha proposto, in un rigurgito di genialità, di usare come canzone di sottofondo lo stesso inno dell’Unione Europea.
Mentre i miei folletti si piegavano su se stessi in preda a un’incontenibile risata isterica, dalla mia bocca uscivano testuali parole: “Certo, potrebbero farlo se sapessero suonare tutti uno strumento musicale. Sarebbe stato ancora meglio se Beethoven ci avesse lasciato pure le parole dell’Inno alla Gioia”
E’ così che un corso di potenziamento presto rischia di trasformarsi nella pubblicità di un circo: bambini e ragazzi potenziati che potenzialmente hanno imparato tante cose, la più grande delle quali dice che “Potente è spesso Apparente”.
Certo, in qualità di “Esperto di Lingua Inglese”, tutto questo dovrei dirlo usando quell’idioma che dovrei anche insegnare.
Credo verrebbe fuori qualcosa del genere: “Powerful is often Apparent”.
Dovrei cercare di ricordarlo alla prossima lezione: sarebbe carino aggiungerlo al motto dell’Unione Europea. “Uniti nella diversità (sott. ce ne fottiamo) e all’apparenza noi puntiamo!”
Per chi ancora non avesse compreso il motivo di tanta acidità, mi appresto a spiegare cosa abbia suscitato tanto scompiglio tra i miei amici folletti.
Qualcuno, uno bello potente, ha cercato di farmi capire che non importa che i ragazzi imparino a parlare in inglese. Non è indispensabile che trovino la forza di sconfiggere quella timidezza che spesso ci costringe a rimanere in silenzio sopraffatti dall’insicurezza. Peggio ancora, non è scritto da nessuna parte che debbano potenziare quelle strutture di cui già godono per costruirci su un bel castello culturale dalla robustezza tale da resistere alle intemperie ed al trascorrere dei tempi.
No! Ciò che conta è che siano in grado di recitare a memoria una bella frasetta ad effetto, possibilmente in inglese, con un sottofondo musicale lacrimoso e, volendo essere perfezionisti, una lacrima di commozione che solca il visino innocente di quest’albero in fiore sotto un cielo di primavera dalle tinte multicolore.
A cosa serve spiegare che hai cercato di dare loro qualcosa che vada oltre l’apparenza e che, con il massimo dell’umiltà, hai sperato di donargli quella tecnica che ai tuoi tempi hanno dimenticato di suggerirti?
No! Allestiamo un piccolo spettacolino per la gioia del cineoperatore e siccome il tema di quest’anno sono i colori, sventoliamo le bandierine di quella Unione Europea grazie alla quale il corso si è potuto organizzare.
Non ci fa niente se qualcuno mi ha proposto, in un rigurgito di genialità, di usare come canzone di sottofondo lo stesso inno dell’Unione Europea.
Mentre i miei folletti si piegavano su se stessi in preda a un’incontenibile risata isterica, dalla mia bocca uscivano testuali parole: “Certo, potrebbero farlo se sapessero suonare tutti uno strumento musicale. Sarebbe stato ancora meglio se Beethoven ci avesse lasciato pure le parole dell’Inno alla Gioia”