Guardo lo schermo del mio portatile
e non posso fare a meno di sorridere. So già quale sarà
l’argomento trattato. So anche che se non trattato nel giusto modo, il
risultato potrebbe avere un qualcosa di patetico.
Ma “patetico” non riflette il mio stato d’animo né le mie
intenzioni. Mi armo dunque di coraggio e fantasia (un po’ di autoironoia...che
non guasta mai) e comincio questa storia. Simile a quella di moltri altri.
Marzo é pazzo! Questo lo si diceva sin
dai tempi dell’asilo. A dire il vero, si preferiva usare il termine
“pazzerello” perché si sa, a meno che un
bimbo non nasca in un qualsiasi posto “sfasciallitto” (estremamente degradato
psicologicamente e strutturalmente), qualunque sostantivo/aggettivo deve
assumere un tono tenero. Dunque pancia sarà “pancino”; naso sarà “nasino”;
guancia, “guanciotta”; bocca, “boccuccia”; fino a quando, travolti da
quest’alone magico di tenerezza, trasformiamo il frutto di una sgradevolissima
flatulenza (mi viene da ridere solo a scrivere questa parola!) in “puzzetta”,
“piritino” (la radice della parola dipende dalla famiglia e dal quartiere);
cacca in “cacchina”; e via così all’infinito.
Detto ciò, Marzo non può essere
presentato a un bimbo dell’asilo come “Marzo, pazzo”, ma come “Marzo
pazzerello”. Tornando ai miei 34 anni, adesso, non posso dire “Marzo,
pazzerello”. Non per via dei 34 anni ma perché non esiste la parola “cazzello”.
Che c’entra?
Ecco il gioco belleffatto (bello e
fatto!)...Marzo, pazzerello non mi ha rotto il cazzello; Ma Marzo, pazzo mi ha
rotto il... Esatto! Esatto! Adesso sì, possiamo cominciare a parlare
seriamente.
Marzo, Oh Marzo! Se mi soffermo a
pensare a ogni singolo giorno di questo splendido mese, l’unica imagine chemi
viene in mente è: “Uranio in opposizione balla la lap dance con Venere. Marte,
Giove e Saturno a causa di un’indiscutibile sbornia, invece di concentrarsi
sull’energie positive, mettono banconote da 10 dollari negli slip degli altri
2. Piove, piove e piove. Per i sagittario sono finiti gli ombrelli! Che si
arrangino pure...”
“Ok. Va tutto bene!”, mi sono detta
all’inizio del mese mentre Lorenzo vomitava nella sua bacinella all 3 di notte.
All 6 del mattino mi sono ripetuta la stessa frase mentre Maia urlava perché
qualcosa che ignoravo aveva cambiato assetto cosmico...e Lorenzo continuava a
vomitare nella sua bacinella.
Era venerdi. Dopo una settimana di
duro lavoro, stava per cominciare un fine settimana di durissimo lavoro. Alla
domenica pomeriggio, mentre Uranio, Plutone e Collione (è ciò che foneticamente
rappresenta più da vicino il mio pensiero!) mi usavano come bersaglio nella
lora sfida di lancio con le freccette, continuavo a ripetermi che la settimana
sarebbe passata velocemente e presto sarebbe giunto il prossimo weekend e,
SICURAMENTE, sarebbe andata meglio.
Non aggiungo altro. Non voglio nemmeno dirlo come sia andato l’altro
week-end. E l’altro acora. E non lo faccio poiché, cedendo debolmente a una
certa scaramanzia, temo che questa tragi-commedia possa finire con il prendere
il sopravvento!
Nonostante tutto, mantenendo il morale
alto (mi viene in mente l’immagine di chi alza il mento per evitare di finire
con la testa sott’acqua), siamo arrivati ad Aprile.
Per questo motivo, mi sento emozionata
dall’arrivo di una primavera che pone fine a un non-inverno canadese. Mentre
guido, scorgo le prime gemme sugli alberi. I primi aceri in fiore, i primi
salici piangenti che tornano a sorridere. Ma, anche qui, un atroce dubbio.
Percorro il viale di casa mia e la fila di alberi in fiore si arresta
esattamente al numero civico 259. Dal 259 al 283 gli alberi sono spogli,
spoglissimi. Dal 285 in poi fino all’angolo della strada gli alberi pullulano
di gemme che mi sento alla Sagra del Mandorlo in Fiore di Agrigento[1]...se
non fosse che vivo a Vaughan (per gli italiani, da pronunciare Voon).
Vi chiederete se io non stia dando i numeri[2]...Abito
al 279.
Ho detto tutto!
[1]La Sagra del Mandorlo in Fiore è
una tradizione popolare che si svolge ogni anno ad Agrigento. Con questa
occasione, si vuole celebrare l’imminente arrivo della primavera annunciato dal
il rifiorire dei mandorli. Consiglio di cercare alcune immagini su Google.
[2] “Dare
i numeri” (per i miei amici canadesi) vuol dire letteralmente “to give numbers”.
Il significato, in questo contesto, potrebbe essere “to talk nonsense”. J
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