"Odio la vile prudenza che ci agghiaccia e lega e rende incapaci d'ogni grande azione, riducendoci come animali che attendono tranquillamente alla conservazione di questa infelice vita senz'altro pensiero."
(Giacomo Leopardi)



"In pratica le persone che mi vogliono bene spesso non si accorgono infatti che il loro "ti appoggio" si trasforma in un "mi appoggio"
(Miranda Taten)



mercoledì 16 settembre 2009

Canada Oh, Canaaaaaaaaaaaaaadaaaaaaaaaa


Dopo 24 mesi e cioè 730 giorni che poi sono 17520 ore, sono stati apposti sui nostri passaporti 4 luccicanti visti con tanto di “Giubba rossa” a cavallo, bandierina e foglia d’acero … i pan cakes non c’erano però!
Devo dire che mi ha fatto uno strano effetto guardare quell’adesivo che a partire da una pagina qualunque del mio passaporto mi, e ci, etichettava quale IMMIGRANT!
Nella vita non bisogna mai “farsi meraviglia”ma, nonostante questa consapevolezza, mai avrei detto che mia figlia di sette mesi potesse essere ancor prima che “toddler” (bimbo che muove i primi passi), immigrante o emigrante a seconda di quale parallelo scegliete come punto di osservazione.
Mia figlia. Direi che il suo passaporto è quello che fa più impressione anche perché, e questo è un atroce dubbio che mi porterò fino al momento dello sbarco in Canada, non è minimamente riconoscibile. La foto, con grande stupore degli astanti, è stata scattata dieci giorni dopo la sua nascita. Le istruzioni inviateci dall’Ambasciata sulle misure e proporzioni che quella doveva possedere erano abbastanza chiare ma, secondo me, non avevano fatto i conti con i nascituri.
Così riuscire a tenere dritta una testolina grande quanto una palla da tennis, fragile come un uovo e rilassata come una bambola di pezza, quel giorno dal fotografo, divenne un’impresa quasi apocalittica. Per non parlare dello sguardo. É risaputo che, eccezion fatta per qualche bimbo particolarmente stressato, la maggior parte dei neonati trascorre il proprio tempo a dormire. Quindi, non solo mia figlia a dieci giorni di vita non era ancora in grado di vedere, né di mettere a fuoco un’immagine, ma nemmeno stava sveglia.
E così, rido ancora se penso a quel pomeriggio di fine Gennaio quando pretendevamo che quel piccolo esserino dormiente spalmato sul mio braccio, il quale a sua volta non doveva essere visibile nella foto, non dico sorridesse, ma almeno guardasse l’obiettivo.
Ma di cose strane ne sono accadute in questi 730 giorni di attesa, a volte snervante molte altre costruttiva. Rimarranno per sempre nel mio cuore le notti trascorse a tradurre, interpretare, leggere, rileggere e compilare quintali di carta stampata sulla quale, dopo una serie di domande allucinanti sulle quali presto tornerò, alla fine di ogni pagina vi era la dicitura: “Se sbagliate la compilazione anche di un solo modulo la vostra pratica verrà automaticamente rigettata”.
Sotto la minaccia di una simile possibilità ci stava pure che avessimo qualche dubbio al momento di dichiarare che Lorenzo, dueenne, treenne e infine quatreenne, non avesse mai preso parte a genocidi e non fosse mai stato leader di un gruppo terroristico. E se nostro figlio ci nascondeva qualcosa? A volte, in preda allo stress, mi è sorto il dubbio che in realtà fosse un agente speciale del gruppo anti immigrazione inviato in incognito dall’ambasciata canadese. Per fortuna poi mi andavo a coricare e la notte, o quel che ne rimaneva, portava un po’ di consiglio.
Di cose strane ne abbiamo dovute dichiarare davvero tante. Per esempio, vi invito a fare questo gioco: “Scrivere in ordine decrescente, indicando mese ed anno e comprese eventuali settimane, tutto ciò che avete fatto a partire dall’età di diciotto anni ad oggi, comprese le settimane in cui siete rimasti a casa”.
Domande su domande. “Indicare il numero civico di casa vostra o, in assenza di quello, descrivere dettagliatamente il percorso da seguire per arrivarvi”.
Nomi, cognomi, mariti, mogli, secondi mariti, seconde mogli, secondi fratelli e seconde sorelle (e lì mi sono sbizzarrita), mogli e mariti di quest’ultimi, fedine penali e casellari giudiziari italiani ed esteri, etc …
Di positivo c’è stato il fatto che, volenti o nolenti, siamo stati costretti a fare un ripasso dei nostri alberi genealogici potendo così scoprire cose strane tipo che la moglie di mio padre, che non è mia madre, ma la mia step mother (matrigna è cacofonico anche se abbastanza azzeccato), da sempre stata tedesca, è polacca; mentre mia madre (per la par condicio) non si chiama Tizia, ma Caia … e, soprattutto, che non è vero (come il mio fratello maggiore ha sempre voluto che io credessi) che sono stata adottata ancora in fasce all’istituto di Padre Messina. Su quest’ultimo punto ho sempre nutrito seri dubbi. Non tanto perché impossibile un così grande gesto d’amore da parte di mia madre, quanto perché dati i risvolti non sempre felici della mia esistenza, ho sempre pensato “cinni vuali ventu in chiasa ma nò astutari i cannili!” (“ce ne vuole vento in chiesa, ma spegnere le candele no!”). È pur vero, tuttavia, che al peggio non vi è mai fine.
Un altro aspetto decisamente positivo riguarda la tempistica. Non mi riferisco solamente ai 730 giorni richiesti dall’intero iter, ma alla poco equa distribuzione di questi tempi. La vera prova, infatti, non avrà inizio al momento del “landing” in Canada, ma è già cominciata due anni fa. Dicevamo, i tempi.
Dunque, dal momento in cui si inviano i primi documenti al primo cenno di vita da parte dell’ambasciata passano circa sei mesi. In questo periodo tu, richiedente, hai a disposizione un numero di matricola che una volta inserito in un data base del sito dell’ambasciata ti “comunicherà lo stato della tua pratica”. Di fatto, è come se ti dessero un cellulare finto di quelli che si vendono nelle bancarelle (bisogna scegliere il più scarso tra quelli più scarsi). In altre parole, ci si ritrova davanti a un display che ostenterà per sempre ( o almeno fino a quando non si staccherà l’adesivo)la stessa dicitura: “colling” (è cinese, non è scritto male!). Nel caso dell’Ambasciata, la dicitura sarà per 730 giorni : “in process”… e sti cazzi!
Superati i primi sei mesi di attesa e dopo attenta valutazione della tua richiesta, l’Ambasciata ti invia una prima cartella con la richiesta di 8.164.000 documenti, in originale, in traduzione, in traduzione asseverata in tribunale (nella migliore delle ipotesi dovrai spiegare di cosa si tratta a un solo dipendente. Nella peggiore, ossia la nostra, a tutti i dipendenti del tribunale) e, nel frattempo, se fai pure gli esami di lingua nell’istituto che ti dicono loro che purtroppo sono dall’altro lato dello stivale, fai bene. E mi pare pure giusta sì tanta perizia. Dove sta il problema? I TEMPI.
Il signor funzionario si è preso sei mesi per leggere ogni singola riga della tua richiesta, nella prima sono in realtà quasi tutte crocette che dovevano tagliare con delle perfette diagonali i quadratini delle risposte, te ne dà 2 di mesi per produrre tutto il resto. In mezzo, ovviamente, c’è un caldissimo Agosto palermitano.
E così fino alla fine. Fino a quel magico 12 Agosto in cui ci è arrivata un’e-mail con la quale, a distanza di undici settimane dalla visita medica (leggasi: viaggio a Roma per 4, pernottamento a Roma per 4, tasse da pagare per 4. Totale 2000 euro e per fortuna c’è mastru cart)ci sono stati richiesti i passaporti.
Alla fine dell’email non un “congratulation” ma un “hurry up”… “A partire dalla data di ricezione di questa e-mail (12 Agosto a Palermo!!!!!) avete 30 giorni di tempo per farci avere i vostri passaporti con corriere pre datato, pre incaricato, pre pagato A/R con tanto di ricevuta di pagamento delle tasse.” Leggasi, 630 euro. Infine, l’ormai immancabile “se verrà commesso un errore nel pagamento delle tasse, si considererà annullata la vostra pratica.”… e sti cazzi.
Conclusione? Biglietto aereo A/R per Alessandro che con una cassetta di sicurezza, la faccia da 007 e i battiti cardiaci a palla, si è recato in Ambasciata per ricevere i suoi bellissimi 4 soldatini a cavallo che inseguono una foglia d’acero. Totale? 1000 euro… volo, tasse e … una bellissima maglietta clavin klein per la sottoscritta. Non sia mai che arrivi in disordine al momento dell’attesissimo Landing!

5 commenti:

Loredana Benincasa ha detto...

ci sono, ti leggo e ti conosco un pò di più anche così.

Claudia ha detto...

coLori è un piacere scoprirti a leggere i miei post.
Anche io scrivendo e rileggendo mi conosco un po' di più.
Baci

alju ha detto...

ciao claudia,ho seguito il tuo consiglio e ho letto il tuo raconto.mi sono sbalordito dak tempo che si mette a fare il PR ma un po di piu dai documenti che si chiedono.ho fato il test e sono arrivato a 56 punti.cio significa che non ho speranza di richedere il PR.ciao e in bocca al lupo.

Claudia ha detto...

@mi spiace alju per i tuoi 56 punti. Se il minimo è 63 perché non provi a fare l'esame di inglese e francese prendendo dei voti molto alti? (anche quelli ti danno punteggio)In bocca al lupo.

Unknown ha detto...

Ciao Claudia sono Filippo (IOL), sei dunque arrivata a Toronto?
Come ti va?
Un forte abbraccio.