L’ultima volta che parlai di quanto fossi BRILLANTE a dispetto delle dimensioni, fu quando raccontai della mia avventura alla reception di un campeggio.
A quella, ovviamente, ne seguirono molte altre ma, tuttavia, mi sento costretta a fare una sorta di selezione.
Oggi tocca alla mia BRILLANTE avventura nel mondo del settore turistico e/o delle agenzIe di viaggio. Uso il plurale poiché di fatto, pur cambiandone ben tre, la sorte con le persone incontrate non fu delle migliori.
Prima esperienza.
Secondo anno di università. Ero già abbastanza cosciente delle mie potenzialità ma non sapevo quanto di fatto fossi BRILLANTE. Mi offrii volontaria in una terra in cui il volontariato è la norma. Non perché siano tutti altruisti, generosi ed estremamente civili (come piace credere a una popolazione alla quale ogni qualvolta si chiede di elencare un proprio difetto dice: “Il mio UNICO difetto è che sono TROPPO buono!”), ma più semplicemente perché con contratto o senza, per un periodo di prova o definitivo, con un contratto part-time, full-time o semplicemente “just cash” (il cui colore è il nero e spesso risulta impossibile riceverne una copia cartacea), colui che sta dal lato del più forte tenderà a pretendere una qualche forma di volontariato per poter TU (e solo TU) contribuire al lancio nel mercato di una “giovane azienda” nata almeno cinque anni prima.
Per rendere il mio concetto un po’ più chiaro, ritengo sia doveroso fornire qualche esempio.
Supponiamo che ti sia stato offerto un contratto “just cash” dove in una sfera temporale parallela ma invisibile si dice che dopo un periodo di prova di due, tre mesi , verrai assunto a tempo indeterminato.
In quella dimensione temporale, dove pare lavorino altrettanto virtuali, ma preparatissimi consulenti del lavoro (che spesso, a quanto pare, fanno pagare le tasse ma si guardano bene dal pagarle), pare sia inoltre ufficiale che ti sia impegnato a dimostrare una buona dose di flessibilità.
“Flessibilità” a Palermo (e sono certa in molte altre città) è l’equivalente di una spada di Damocle sulla testa e un letto di chiodi sulla seduta della tua poltrona. Qualunque sia il tuo movimento, l’unica cosa certa è che i suoi effetti si ripercuoteranno negativamente su di te e positivamente sull’azienda.
Ad ogni modo, tornando alle mie esperienze. Uno dei proprietari della prima agenzia, dopo avermi fatto compilare pile di biglietti aerei (esistevano già quelli elettronici ma a quanto pare si aspettava che con i soldi risparmiati col mio stipendio virtuale si potesse acquistare il macchinario) soleva dirmi: “Claudia, a buon rendere!” Fu così che tra un “buon rendere” e un altro passarono i mesi fino a quando, un giorno, giunsi alla conclusione che doveva per forza trattarsi di un tic.
Il “a buon rendere” che mi fece optare per un ritorno esclusivo allo studio fu pronunciato in occasione dell’organizzazione per la consegna di un famoso premio letterario.. Fino a quel giorno mi ero occupata di biglietti e di qualche voucher per gli alberghi...ma ecco spuntare all’improvisso la FATINA del CULO. Apparve in un secondo e con la sua bacchetta magica tra uno scintillio di stelline multicolour, mi indicò una macchina. Qualcosa era andato storto nel piano A e quindi il proprietario si trovò costretto ad optare per il piano B.
Uno dei partecipanti più famosi dell’evento culturale era stato simpaticamente dimenticato in aeroporto. Fu così che da “Claudia front-desk” venni presto trasformata in “Claudia autista” e seguendo quello sbrilluccichio di stelline che la Fata del Culo, burlona e biricchina, continuava a indicarmi, arrivai alla macchina...LA MIA MACCHINA! La mia macchina con la MIA BENZINA...
All’aeroporto l’illuminato, pluridecorato cliente , ovviamente, si mostrò sorpreso di trovarsi davanti il campioncino di un sogno erotico di molti...un’autista ...in miniatura, ma affascinante. Durante il tragitto parlammo di tante cose e spaziando dalla letteratura all’urbanistica della città, al “sacco di Palermo”, non potè più volte fare a meno di dirmi quanto fosse colpito dal mio essere BRILLANTE.
Arrivammo al suo albergo (lo stesso che qualche anno dopo avrebbe fatto da cornice alla mia prima notte di nozze) e scendemmo dalla macchina: lui per andare, io per salutarlo. So già cosa si aspettano di leggere molti di voi ma vi avverto subito che la realtà dei fatti vi deluderà.
La scena fu la seguente: io e il signore, uno accanto all’altro a fissare un portabagagli aperto, pieno di valigie. Mi domandai retoricamente e in silenzio se non stesse aspettando che le tirassi fuori di lì ed, essendo estremamente BRILLANTE, non attesi nemmeno che i folletti della mia fantasia mi rispondessero. Tirai fuori le valigie.
Nuova pausa. Nuovo silenzio. Stessa silenziosa domanda retorica. Stessa risposta. Arrivai alla reception, posai le valigie. Allungai la mano per congedarmi educatamente dall’illustre personaggio e guardandolo negli occhi scorsi un sorriso compaciuto. I palmi delle nostre mani non poterono congiungersi perfettamente. Qualcosa ostacolava il contatto tra le nostre epidermidi. Nooooooo! La manciiiaaaaa! Mi stava dando diecimila lire di mancia per essere stata la più brillante degli autisti che avesse mai incontrato... Diecimila lire: il mio stipendio netto dopo tre mesi di volontariato coatto, pile di biglietti aerei e seimilioni di “a buon rendere” pronunciati con quell’estrema leggerezza dell’essere che riescono ad avere solo gli istruttori di “training autogeno” al corso pre-parto e gli stronzi.
Almeno, mi dissi, ero riuscita a vedere in faccia per la prima volta la mia cara, carissima FATINA DEL CULO!!!