Lo scoprire di portare in grembo una femminuccia ha coinciso con la triste constatazione di ciò che nell’immaginario collettivo (quello delle donne incluse) rappresenta l’essere femmina. Non correggetemi con un “donna” perché tanto è inutile.
Quando aspettavo Lorenzo, felicissima del fatto che fosse un maschietto, non ricordo di aver ricevuto frasi di approvazione simili a quelle udite la scorsa settimana.
Al contrario, non potrò di certo dimenticare, l’esclamazione di una perfetta sconosciuta quando, allorché c’era ancora il dubbio che Lorenzo (o Luppino come si era soliti chiamarlo ai tempi) fosse una femminuccia, mi disse: “E vabbè, non ti preoccupare. Pure belle sono le femmine!
Il “pure” di quella frase, oggi, potrei definirlo il nocciolo della questione tutta. “Pure”, istintivamente, venne tradotto dalla mia mente come: “E’ vero che sono meglio i maschi delle femmine. E’ vero che queste sono sinonimo di tragedia familiare, dispiaceri, paturnie, etc … Tuttavia, sappi che in quel piccolo universo rosa shocking si racchiudono degli (non troppi) aspetti positivi!”
Ai tempi decisi di non addentrarmi troppo nella questione “maschio vs femmina” onde evitare un innalzamento brusco della pressione arteriosa che, si sa, in gravidanza nuoce alla salute del nascituro.
Ritornando ad oggi, inevitabilmente, la scoperta di un fagottino rosa all’interno del mio corpo ha scatenato un processo irreversibile simile allo scoperchiamento del vaso di Pandora. In altre parole, abbiamo solo posticipato l’innalzamento della suddetta pressione e il conseguente versamento di bile lungo tutte le strade da me battute (termine che in periodo di guerra alle lucciole non sembrerebbe molto appropriato).
Dove passa la sottoscritta, praticamente, rimane una specie di tracciato luminescente di colore verde che pur provenendo dal mio fegato, somiglia tanto allo “schifiltor” che anni fa fu passione di generazioni di bambini.
Non c’è voluto molto per scoprire quali fossero quegli “aspetti positivi” di cui sopra. Infatti, è stato sufficiente comunicare il sesso della nascitura per ottenere delle risposte tanto esaustive quanto sconvolgenti per la mia mente.
Volendo fare una specie di classifica delle risposte più belle, date da donne (e questo mi pare il dato più allarmante), direi che verrebbe fuori qualcosa del genere:
1) “Meno male! Così almeno hai un aiuto in casa.”
Grazie a questa frase mi si è improvvisamente materializzata dinanzi agli occhi l’immagine di “Sara” protagonista femminile di un cartone animato degli anni Novanta la quale, pur essendo una principessa indiana, cadendo in disgrazia, venne trasformata nella piccola sguattera di un terribile collegio inglese.
Mi sembrava di vederla già la mia principessina con uno di quei grembiulini a fiorellini, un fazzoletto in testa e il visino sporco di fuliggine mentre, accovacciata sulle ginocchia si apprestava a passare la cera sul pavimento prima che Lorenzo, fratello maggiore e alcolizzato cronico, rientrasse a casa.
2) “Che bello! Così hai qualcuno con cui confidarti.”
In apparenza, questa frasetta dall’aspetto innocuo, cela i demoni di quello che dai tempi remoti si è trasformata nella lama a doppio taglio simile a quella che il nostro amico Damocle, da generazioni e generazioni, vede pendere sopra la sua testolina senza capire che è sufficiente spostarsi per non farsi male (maschio è!).
Ma, in realtà, cosa cela la suddetta frase? In essa sono implicite, per lo meno, due cose: a) noi donne siamo sempre e solo portatrici di paturnie che, inevitabilmente, dobbiamo sfogare; b) i maschietti, ancora una volta, vengono invitati a vivere nel loro mondo parallelo popolato da Transformers, Dragon ball, palloni che simili a siluri entrano nella rete avversaria e donne. Due donne preferibilmente, le quali pur essendo eterosessuali per un motivo sconosciuto, dinanzi alla prestanza sessuale del suddetto non possono fare a meno di lanciarsi in uno spettacolo lesbo per poi, contemporaneamente e individualmente, concedersi alla sua volontà facendo delle acrobazie degne da circo Togni. Queste donne fanno di tutto. Hanno una fantasia degna di Premio Nobel e, soprattutto, non hanno la faccia della mamma, della moglie o delle figlie … loro illibate sono!
In altre parole per l’uomo i problemi, quelli veri da affrontare, contro cui battersi non esistono e non devono esistere. Il loro falso unico problema è rappresentato da quell’accozzaglia di situazioni che ritengono di dover affrontare quotidianamente non curanti della non eccezionalità della cosa.
Per capire meglio a cosa mi riferisco:
1) “Mi alzo al mattino per andare al lavoro”… oserei dire un consumo notevole di energia se ci aggiungo quella mano poggiata sulla parete di fronte nell’atto di fare pipì ;
2) “Ho lavorato tutto il giorno” quasi come se il non fallimento dei mercati globali fosse dipeso dalla sua sola presenza nell’universo;
In altre parole, alle 20:00 i nostri uomini sono letteralmente spossati per il semplice fatto che annoverano tra le azioni compiute, e quindi logoranti per la mente e per il corpo, tutti i passi fatti, il numero di volte in cui hanno dovuto poggiare il piede tra l’acceleratore e il freno, i nano secondi in cui hanno dovuto concentrarsi su problemi seri e, dulcis in fundo, gli anni di matrimonio che hanno alle spalle. Senza contare però che non vivrebbero mai più senza per il semplice fatto che è raro trovare una simile comodità.
Rileggendo quanto finora scritto mi rendo conto che la prima impressione è quella di trovarsi dinanzi alla tipica femminista agguerrita con tutti i maschietti del creato per il semplice fatto di non avere avuto un pisellino proprio. E’ solo apparenza.
Al contrario, man mano che gli anni passano, prendo coscienza del fatto che se, da un lato, è vero che storicamente e vigliaccamente gli uomini hanno finito col prendere il sopravvento (non per forza maggiore ma per misoginia); dall’altro lato, è pur vero che noi povere illuse continuiamo a trattarli come se fossero figli nostri … e ci lamentiamo, ci lamentiamo fino alla nausea.
Infine, cosa più terribile e inconscia, finiamo con il considerare una nascitura quale nuova atleta in grado di raccogliere la nostra staffetta stracolma di frustrazioni e privazioni. Non lo si fa per cattiveria ma per abitudine cronica alla sottomissione.
In altre parole, conoscendo la mia posizione, la mia cronica acidità verso tutto ciò che il mio cervello considera fuori da ogni logica, io tremo.
Tremo per quella povera “Sara - principessa indiana” che sta venendo al mondo, per quella giovane ascoltatrice di confidenze inconfessabili e per tutti quegli insegnamenti all’acido muriatico che sarò in dovere di trasmetterle dal momento in cui verrà al mondo!Perché noi donne oltre ad essere brave, profonde, intelligenti ed analitiche … in fondo in fondo, ma non troppo, siamo un po’ STREGHE!
Quando aspettavo Lorenzo, felicissima del fatto che fosse un maschietto, non ricordo di aver ricevuto frasi di approvazione simili a quelle udite la scorsa settimana.
Al contrario, non potrò di certo dimenticare, l’esclamazione di una perfetta sconosciuta quando, allorché c’era ancora il dubbio che Lorenzo (o Luppino come si era soliti chiamarlo ai tempi) fosse una femminuccia, mi disse: “E vabbè, non ti preoccupare. Pure belle sono le femmine!
Il “pure” di quella frase, oggi, potrei definirlo il nocciolo della questione tutta. “Pure”, istintivamente, venne tradotto dalla mia mente come: “E’ vero che sono meglio i maschi delle femmine. E’ vero che queste sono sinonimo di tragedia familiare, dispiaceri, paturnie, etc … Tuttavia, sappi che in quel piccolo universo rosa shocking si racchiudono degli (non troppi) aspetti positivi!”
Ai tempi decisi di non addentrarmi troppo nella questione “maschio vs femmina” onde evitare un innalzamento brusco della pressione arteriosa che, si sa, in gravidanza nuoce alla salute del nascituro.
Ritornando ad oggi, inevitabilmente, la scoperta di un fagottino rosa all’interno del mio corpo ha scatenato un processo irreversibile simile allo scoperchiamento del vaso di Pandora. In altre parole, abbiamo solo posticipato l’innalzamento della suddetta pressione e il conseguente versamento di bile lungo tutte le strade da me battute (termine che in periodo di guerra alle lucciole non sembrerebbe molto appropriato).
Dove passa la sottoscritta, praticamente, rimane una specie di tracciato luminescente di colore verde che pur provenendo dal mio fegato, somiglia tanto allo “schifiltor” che anni fa fu passione di generazioni di bambini.
Non c’è voluto molto per scoprire quali fossero quegli “aspetti positivi” di cui sopra. Infatti, è stato sufficiente comunicare il sesso della nascitura per ottenere delle risposte tanto esaustive quanto sconvolgenti per la mia mente.
Volendo fare una specie di classifica delle risposte più belle, date da donne (e questo mi pare il dato più allarmante), direi che verrebbe fuori qualcosa del genere:
1) “Meno male! Così almeno hai un aiuto in casa.”
Grazie a questa frase mi si è improvvisamente materializzata dinanzi agli occhi l’immagine di “Sara” protagonista femminile di un cartone animato degli anni Novanta la quale, pur essendo una principessa indiana, cadendo in disgrazia, venne trasformata nella piccola sguattera di un terribile collegio inglese.
Mi sembrava di vederla già la mia principessina con uno di quei grembiulini a fiorellini, un fazzoletto in testa e il visino sporco di fuliggine mentre, accovacciata sulle ginocchia si apprestava a passare la cera sul pavimento prima che Lorenzo, fratello maggiore e alcolizzato cronico, rientrasse a casa.
2) “Che bello! Così hai qualcuno con cui confidarti.”
In apparenza, questa frasetta dall’aspetto innocuo, cela i demoni di quello che dai tempi remoti si è trasformata nella lama a doppio taglio simile a quella che il nostro amico Damocle, da generazioni e generazioni, vede pendere sopra la sua testolina senza capire che è sufficiente spostarsi per non farsi male (maschio è!).
Ma, in realtà, cosa cela la suddetta frase? In essa sono implicite, per lo meno, due cose: a) noi donne siamo sempre e solo portatrici di paturnie che, inevitabilmente, dobbiamo sfogare; b) i maschietti, ancora una volta, vengono invitati a vivere nel loro mondo parallelo popolato da Transformers, Dragon ball, palloni che simili a siluri entrano nella rete avversaria e donne. Due donne preferibilmente, le quali pur essendo eterosessuali per un motivo sconosciuto, dinanzi alla prestanza sessuale del suddetto non possono fare a meno di lanciarsi in uno spettacolo lesbo per poi, contemporaneamente e individualmente, concedersi alla sua volontà facendo delle acrobazie degne da circo Togni. Queste donne fanno di tutto. Hanno una fantasia degna di Premio Nobel e, soprattutto, non hanno la faccia della mamma, della moglie o delle figlie … loro illibate sono!
In altre parole per l’uomo i problemi, quelli veri da affrontare, contro cui battersi non esistono e non devono esistere. Il loro falso unico problema è rappresentato da quell’accozzaglia di situazioni che ritengono di dover affrontare quotidianamente non curanti della non eccezionalità della cosa.
Per capire meglio a cosa mi riferisco:
1) “Mi alzo al mattino per andare al lavoro”… oserei dire un consumo notevole di energia se ci aggiungo quella mano poggiata sulla parete di fronte nell’atto di fare pipì ;
2) “Ho lavorato tutto il giorno” quasi come se il non fallimento dei mercati globali fosse dipeso dalla sua sola presenza nell’universo;
In altre parole, alle 20:00 i nostri uomini sono letteralmente spossati per il semplice fatto che annoverano tra le azioni compiute, e quindi logoranti per la mente e per il corpo, tutti i passi fatti, il numero di volte in cui hanno dovuto poggiare il piede tra l’acceleratore e il freno, i nano secondi in cui hanno dovuto concentrarsi su problemi seri e, dulcis in fundo, gli anni di matrimonio che hanno alle spalle. Senza contare però che non vivrebbero mai più senza per il semplice fatto che è raro trovare una simile comodità.
Rileggendo quanto finora scritto mi rendo conto che la prima impressione è quella di trovarsi dinanzi alla tipica femminista agguerrita con tutti i maschietti del creato per il semplice fatto di non avere avuto un pisellino proprio. E’ solo apparenza.
Al contrario, man mano che gli anni passano, prendo coscienza del fatto che se, da un lato, è vero che storicamente e vigliaccamente gli uomini hanno finito col prendere il sopravvento (non per forza maggiore ma per misoginia); dall’altro lato, è pur vero che noi povere illuse continuiamo a trattarli come se fossero figli nostri … e ci lamentiamo, ci lamentiamo fino alla nausea.
Infine, cosa più terribile e inconscia, finiamo con il considerare una nascitura quale nuova atleta in grado di raccogliere la nostra staffetta stracolma di frustrazioni e privazioni. Non lo si fa per cattiveria ma per abitudine cronica alla sottomissione.
In altre parole, conoscendo la mia posizione, la mia cronica acidità verso tutto ciò che il mio cervello considera fuori da ogni logica, io tremo.
Tremo per quella povera “Sara - principessa indiana” che sta venendo al mondo, per quella giovane ascoltatrice di confidenze inconfessabili e per tutti quegli insegnamenti all’acido muriatico che sarò in dovere di trasmetterle dal momento in cui verrà al mondo!Perché noi donne oltre ad essere brave, profonde, intelligenti ed analitiche … in fondo in fondo, ma non troppo, siamo un po’ STREGHE!
P.s. Ogni riferimento a cose o persone è puramente casuale. Nella mia lunga e intensa vita, infatti, non ho mai incontrato uomini di quella natura. Per fortuna, nonni, genitori, compagni di scuola, colleghi, suoceri, amici e chi più ne ha più ne metta non hanno mai dimostrato di possedere le suddette “qualità”…